giovedì 6 dicembre 2012

Le 7 regole anti-allagamenti

1. FERMARE L’URBANIZZAZIONE NON GOVERNATA
2. RISPETTO ASSOLUTO DEI PARERI DI COMPATIBILITÀ IDRAULICA SULLE NUOVE URBANIZZAZIONI
3. PERSEGUIRE ACCORDI E CONVENZIONI CON I COMUNI ANCHE CON IL SUPERAMENTO DEL PATTO DI STABILITÀ
4. RICREARE L’INVARIANZA IDRAULICA DELLE AREE GIÀ EDIFICATE
5. RECUPERARE GLI SCOLI NELLE AREE RESIDENZIALI PRIVATE
6. RECUPERARE LA CAPACITÀ DI INVASO CON LA PULIZIA DI TUTTI I FOSSI E LE SCOLINE PRIVATI NELLE CAMPAGNE
7.    ESTENDERE A TUTTO IL VENETO I PIANI DELLE ACQUE



Giuseppe Romano, Presidente U.V.B.: “Sono queste le 7 regole indicate dall’ Unione Veneta Bonifiche per un nuovo modello di sviluppo, che mette al centro la sicurezza idrogeologica del nostro territorio.  Abbiamo recentemente presentato questo vademecum ben consci che parlare oggi di difesa idraulica, non vuol dire focalizzarsi solo sulle grandi opere  e i grandi piani, comunque necessari ed indispensabili, bensì di rendere noto alla cittadinanza che vivere in un territorio fragile come il nostro Veneto necessita della partecipazione di tutti. Le grandi opere non risolveranno il problema degli allagamenti; probabilmente mitigheranno le alluvioni, renderanno i fiumi più sicuri, creeranno sicuramente più sicurezza idraulica, ma se  a questi progetti non accompagnamo un grande piano fatto di piccoli interventi e una nuova cultura nel gestire il territorio, probabilmente manterremo la percezione del cittadino molto distante da quella che è la sua idea e volontà di sicurezza idraulica. Tutto questo perchè il territorio non è stato accompagnato nel suo sviluppo urbanistico da una reale messa in sicurezza.  Ecco quindi le “7 regole” per avviare un cambiamento di cultura dove la sicurezza idraulica deve partire dal basso, dalle aree private, urbane e dalle campagne, coinvolgendo direttamente i cittadini che si rendono quindi i protagonisti nella riprogettazione del territorio”.
Andrea Crestani, Direttore U.V.B.: “Analizzando le 7 regole troviamo al primo posto “fermare l’urbanizzazione non governata”. Con questo non vogliamo dire basta all’urbanizzazione, a cui riconosciamo un ruolo importante nella crescita economica del Nord-Est, bensì fare in modo che si costruisca nella sostenibilità e rispetto del territorio vengano rispettate. La seconda regola parla di“rispetto assoluto dei pareri di compatibilità idraulica nelle nuove urbanizzazioni”, ovvero la possibilità di “cementificare” una determinata area solo se questa preveda anche un’opera “compensativa” che possa contenere le acque e farle defluire con gli stessi tempi che aveva in origine. Un esempio lampante viene dalle micro-casse di espansione realizzate dai Consorzi a supporto delle reti fognarie, nuove lottizzazioni e delle aree commerciali...
La terza regola riguarda la “stipula di accordi e convenzioni con i comuni anche attraverso il superamento del Patto di Stabilità“al fine di recuperare risorse per fare interventi all’interno delle aree urbane, andando in aiuto ai comuni le cui attività sono molto spesso bloccate per via dei fondi vincolati. Il rapporto con gli enti locali, è per noi strategico in quanto permette di collaborare con chi ha le maggiori responsabilità nel governo del territorio dal punto di vista idraulico. Il quarto punto riguarda il “ricreare l’invarianza idraulica nelle aree già edificate” , che si traduce in un monitoraggio che mette in evidenza i punti di debolezza nelle aree urbane andando a realizzare, attraverso piani pluriennali, opere a sostegno degli impianti fognari e dei reticoli di scolo nelle aree private e comunali. La quinta: “recuperare gli scoli nelle aree private”, si rifà a tutti quei micro reticoli d scolo delle acque meteoriche eliminati per incuranza, per far posto alle piste ciclabili o per recuperare spazi per i giardini...  La sesta regola riguarda il “recupero delle capacità di invaso anche nelle aree agricole”, attraverso un miglioramento delle dei canali, delle canalette e delle scoline all’interno delle aree agricole private. L’ultimo punto riguarda l’estensione a tutti i comuni del Veneto del Piano delle Acque.  Strumento essenziale che permette un monitoraggio completo del territorio, evidenziandone i punti di debolezza e programmandone le azioni conseguenti. Con ciò i Consorzi saranno punto di riferimento delle Amministrazioni comunali per la messa in atto  degli interventi necessari.